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giovedì 14 maggio 2009

Torrione e Camisasca: spazio alle immagini sulla montagna

come già detto, il nuovo sito www.mountainphotofestival.com è un “contenitore” dentro il quale ci auguriamo che convergano il più possibile contributi provenienti dal mondo della fotografia di/sulla montagna

tale spazio è dedicato ai lavori dei professionisti della fotografia, valdostani e non, che possono trovare nel nostro “ecosistema digitale” una vetrina per presentare i loro progetti sulla montagna e, contestualmente, promuovere il loro lavoro e i loro personali canali di comunicazione (siti internet, blog, ecc)

avendo quotidianamente sotto mano i dati (contatti, indicizzazioni, posizionamenti, ecc) che il nostro “ecosistema” è in grado di generare, ritengo che la disponibilità di questo ulteriore spazio possa essere molto interessante per chiunque, a cominciare da chi ha una presenza sul web limitata, fino a chi già sfrutta questi strumenti quotidianamente

per valutare in concreto quello di cui sto parlando, è sufficiente fare qualche prova su Google, per esempio digitando un generico “photo festival”, e vedere dove si colloca il MPF

ringrazio pertanto i nostri primi due ospiti, i fotografi valdostani Stefano Torrione e Davide Camisasca, che si sono resi disponibili per “testare” questo sistema!

come avrete visto, le possibilità di “linkare” la notizia sono numerose (dai link diretti ai siti, al commento sul blog, fino alla condivisione in social network) e per questo in grado di generare un interessante flusso di informazioni e, quindi, maggiore visibilità

“Il Cervino è nudo”: il libro giusto al momento giusto


“Sostenere […] che Camanni metta in cattiva luce Cervinia equivale a non aver letto ciò che ha scritto. Lo scrittore ha messo a confronto Cervinia e Zermatt senza fare classifiche, tenendosi ben distante dalle definizioni di «brutto» e «bello». Zermatt, per Camanni, è un luogo delizioso e accogliente, ma finto; Cervinia assomiglia al nostro tempo, «costruzione astorica e delocalizzata». Due fatti. Non resta che affrontare l’argomento.”

condivido lo spunto critico dell’editoriale di Enrico Martinet e trovo altresì interessanti le riflessioni che si possono decrittare dalla lettera pubblicata su la Gazzetta Matin; saranno anche diversi anni che (nei bar!) si sente parlare di ciò che non va, ma personalmente rimango dell’idea che “Il Cervino è nudo” sia il libro giusto al momento giusto

è “il libro giusto” perché mi restituisce la montagna di oggi, sistematizzata in una dicotomia concettuale facilmente comprensibile: ovvero, la montagna è in crisi di identità, a metà strada tra la tutela e la valorizzazione di sé stessa – che può però degenerare nella creazione di “parchi divertimenti” in cui l’autenticità si diluisce in rappresentazioni perlopiù folklorisitche; e la progressiva tendenza a soddisfare le esigenze di mercato – che per contro può portare a modificare paesaggio e mentalità a favore di coloro che vogliono (ri)trovare la città anche in montagna (strutture, servizi, abitudini, ecc)

è poi “al momento giusto” perché pubblicato immediatamente dopo la prima edizione del Mountain Photo Festival, edizione durante la quale abbiamo coinvolto un gruppo di nove giovani studenti provenienti dalle più importanti scuole di fotografia d’Italia in un workshop dal tema “montagna e desertificazione”

spopolamento, cambiamenti climatici, digital divide, sfruttamento turistico… dinamiche che dal nostro punto di vista rappresentano negativamente un processo di “desertificazione” che sempre più spesso caratterizza l’attualità dei territori di montagna ed il futuro che li attende

è quindi “il libro giusto al momento giusto” perché oltre a dare il contributo più significativo che si possa chiedere ad un intellettuale – ovvero scrivere quello che molti (nei bar) pensano ed assumersene la responsabilità – tratta la “problematica montagna” in modo chiaro ed incisivo, fornendo al contempo ulteriori spunti per le riflessioni fotografiche che stiamo portando avanti col MPF

al riguardo, mi piace poter condividere una riflessione – altrettanto chiara e stimolante – che ho ascoltato fare qualche giorno fa a Reggio Emilia dal fotografo Gabriele Basilico: le città sono sempre più il nostro “paesaggio naturale”…

anche questo un fatto; non resta che affrontare l’argomento… per quanto ci riguarda fotograficamente, ça va sans dire!

“Verso l’alto”… grazie alla segnaletica di Oliviero Toscani!


l’esposizione del Forte di Bard è davvero molto interessante: l’ho vista il giorno dell’inaugurazione e consiglio a tutti di andarla a visitare; io stesso tornerò per rivedermela con calma ed apprezzarne progettualità e contenuti… tra questi, il video di Abele Blanc: è stato qualcosa di incredibile ascoltare la sua profonda Umanità…

detto questo, non posso però nascondere l’imbarazzo di fronte al lavoro fatto da Toscani sulla comunicazione e l’immagine (s)coordinata!

il mio è un commento superficialmente estetico, del genere vedo qualcosa e dico che non mi piace; e poi, in relazione a questa impressione mi sono sentito preso in giro dalla domanda che gli è stata fatta di spiegarne il significato e dalla risposta che Toscani ha dato: “la freccia rappresenta l’essenzialità della spiritualità”…

scusate, ma vogliamo parlarne??

[se solo io trovo tutto questo imbarazzante, mi scuso per lo sfogo]